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sabato 5 dicembre 2015

Respira

Dissipiamo i silenzi gonfi di significato col vento del vuoto, con parole vuote, espirate forte, troppo forte.
Il silenzio è almeno un respiro. 
Ispira chi tace, chi almeno inspira e giace. 
Guai però al silenzio viziato, espira ad un certo punto, espira il tuo pensiero. 
Cogli il giusto silenzio, anche dal brusio della stoltezza che chiacchiera rauca dappertutto, da tutte le bocche che non respirano. 
Respira in silenzio, sussurra poi del respiro come cosa unica e grandiosa o ti daranno per morto.

sabato 10 ottobre 2015

Parentesi notturna

''Sai cosa non ti verrà mai svelato?''
''No''
''Che improbabile è possibile!''
''Non ti credo''
''Lo so, vuoi sapere cos'altro non saprai mai?''
''Non saprei''
''Che impossibile è improbabile!''
''Non ti credo''
''Lo so''
Non vedeva nessuno sul sedile del guidatore, eppure c'era qualcuno con cui conversare, eppure l'auto placida percorreva strade familiari in quella notte appiattita dai lampioni di una città muta. Occupava il sedile del passeggero, colui che non credeva a quel che sentiva.
''Sai cosa non sai?''
''No''
''Che tutto è una potenziale bugia''
''Non ti credo''
''Lo so''
Quando l'auto imboccò la stradina più inappropriata per la quiete dei pazzi, il buio iniziò a deglutire la luce. L'auto si fermò in un parcheggio pieno di altre macchine, e tenebra.
''Sai cosa nessuno sa?''
''No''
''Che la bugia è solo una leggenda dell'uomo, una sua invenzione. La bugia è una bugia''
''Non ti credo''
''Fai bene''
Ed ecco che colui che non credeva a quel che sentiva vide delinearsi nell'aria, seduta al posto di guida, una figura antropomorfa, bianca, glabra, minacciosa, opaca e fosforescente con un solco appena visibile per bocca e due occhi neri, piccoli e stranamente concavi. Colui che non credeva percepì il pericolo e l'immane potenza della figura ma anziché tentare di scappare, essendo lui un pazzo, gli si scagliò contro. Nulla fece invece, perché si ritrovò incapace di muoversi, rovesciato malamente su entrambi i sedili, il risultato della sua inutile furia. La figura continuò a parlare ma la sua voce divenne incomprensibile.
L'incredulo voleva reagire ma scoprì di poter muovere solo la lingua. Disse in cuor suo il pazzo:''Leccherò il mostro fino a ucciderlo!''
Potè sentire le ultime parole comprensibili della figura:'' Tu non sai niente quindi sei schiavo, ma non posso affrontare la tua follia''
Si svegliò di soprassalto Reuel nel bel mezzo del suo deserto domestico, grondante di sudore.
Si era addormentato.
Ha sognato.

Ha avuto un incubo.

domenica 2 agosto 2015

L'esaminatore

La parte in corsivo è l'incipit preso da un esercizio di scrittura trovato su un blog per sviluppare un breve racconto.

Sto per aprire quella porta e credo che me ne pentirò.
O forse non me ne pentirò per niente.
Lo so, ho le idee confuse. Ma chi può affermare di averle chiare in situazioni come queste?
Però non voglio indugiare oltre. Dunque, allungo la mano verso la maniglia e, mentre imprimo quel tanto di forza sufficiente, trattengo il fiato e apro.

Tuttavia, a causa dell'agitazione che ancora mi pervade dalla testa ai piedi, non controllo bene i movimenti delle mie gambe, così facendo colpisco con la punta del piede destro la porta non ancora del tutto spalancata. Avendo tutt'ora la mano ben serrata sulla maniglia, mi ritrovo ad essere catapultata in avanti dallo spasmodico calcio che io stessa ho appena sferrato involontariamente. Ed è così che con l'eleganza di un elefante cieco e zoppo mi presento nell'ufficio del mio esaminatore.
Del nuovo ambiente in cui ho fatto irruzione, a causa della vergogna che mi pulsa forte nelle tempie, riesco a registrare un unico particolare, la cravatta della persona presente in quella stanza, è blu.
Fingendo disinvoltura mi rimetto in equilibrio come un acrobata di ginnastica leggera e richiudo la porta dietro di me.
Faccio un bel respiro prima di voltarmi.
In quel piccolissimo frangente di tempo vengo trafitta, come se fossero tanti minuscoli dardi, da quei segnali che durante la giornata precedente mi hanno intimato di rinunciare a quel colloquio, per quell'impiego ancora da definirsi. Eh già, poi chi la sentiva a Gesualda se non mi fossi presentata!? Posso immaginare con quali diaboliche prediche sarebbe stata capace di distruggermi:''Ma sei matta!? Mi sono fatta il mazzo per farti superare tutti e diventare prima della lista per questo posto e tu non ti presenti? Sei una miserabile fallita che merita il triplo della miseria che io invece sto patendo anche a causa tua!...'' bla bla bla. Che poi nemmeno ricordo di preciso dove l'ho conosciuta sta Gesualda, mah!
Chi le ha mai chiesto niente poi!?
Sì, è vero dopotutto, dovevo assolutamente trovare un ripiego per la mia strisciante vita, un alternativa al routinario svuotamento del frigo, riempito bisettimanalmente dagli assistenti sociali con alimenti difficilmente definibili come tali. Esco di casa solo per lasciare la spazzatura davanti al portone del palazzo, al resto ci pensa poi il portiere scorbutico... cavolo se odio quell'uo...
''Si accomodi''
La voce inaspettatamente profonda dell'esaminatore squarcia il silenzio che si era pacatamente instaurato.
''Oh, sì, certo, grazie''
Aggirando la seggiola posta frontalmente a quella scrivania così, così, così scolastica ecco, mi accorgo di aver macchiato i jeans, credo sia la crema del bombolone che mi sono concessa strada facendo. Oh chissenefrega! C'è un detto sui monaci e i vestiti che ora non ricordo ma che per la situazione sarebbe più che azzeccato.
Provo a sedermi cercando di far entrare le mie rotondità negli angusti e spigolosi spazi di quella seggiolina; abbattendo chissà quali leggi della fisica riesco nell'impresa.
Ho i due manici della sedia quasi completamente conficcati nella parte inferiore del petto, mi fanno un male atroce ai seni rendendomi anche difficile la respirazione. Riesco comunque a mantenere un'espressione indifferente, quasi sorridente.
Per la prima volta riesco a vedere in faccia il mio esaminatore.
Capelli neri, non troppo corti, umidi e ricciolini tenuti all'indietro. Carnagione chiara ma non esageratamante, definito da dei lineamenti molto delicati anche se chiazzati uniformemente da qualche ruga. Labbra fini che ben si accostano al mento non troppo mascolino. Niente barba e occhi apparentemente di un verde scuro con un taglio molto profondo, quasi mediorentale.
Puttana ladra che bono!
Avrà sulla quarantina se non di più, ma quelli maturi sono persino meglio.
''Bene, essendo lei arrivata in ritardo mi trovo costretto a saltare i convenevoli''
''Mi scusi, è solo che non...''
''Stiamo cercando una persona con peculiari caratteristiche per il posto vacante per il quale lei oggi è qui. Non ci interessa chi lei sia, quali siano le sue esperienze e nemmeno quali siano le sue credenziali a livello formativo. Se risulterà idonea al test che le somministrerò a breve, sarà assunta''
La sua voce e le sue movenze trasudano sensualità, cavolo alla fine ne è valsa la pena venire qui oggi!
''Le è chiaro quel che ho appena detto?''
''Sì, sì!''
''Bene, cominciamo!''
L'affascinante esaminatore solleva le mani unendole quasi in una posizione di preghiera a due centimetri dal proprio mento, protendendosi poi all'indietro sullo schienale della sua poltrona, quasi volendo prevenire che sbirciassi ciò che racchiudeva tra le sue dita. Diede poi lui stesso un'occhiata nelle sue mani giunte, come se volesse controllare che tutto fosse pronto.
''Stia pronta...''
Il cuore ha iniziato a battere più forte, il dolore al petto è peggiorato per la necessità di respirare più profondamente, un malessere generale causato dal terrore di fallire si è oramai impadronito di me. Nemmeno so perché adesso ci tenga tanto a questo colloquio...
''Sono pronta!''
Un istante di silenzio.
L'esaminatore inspira ad occhi chiusi.
Un istante dopo, spalancando le palpebre mostrando uno sguardo quasi spiritato, mi grida in faccia:
''L'UCCELLINO è VIVO O MORTO?!''

venerdì 17 luglio 2015

La mia forza

È l'insicurezza la mia forza.
È l'insicurezza che mi motiva a migliorare. Il non essere mai sicuro mi spinge a cercare sicurezza. La ragione e la sicurezza convivono. 
Voglio avere ragione ma non sono sicuro di averla, quindi faccio di tutto finché non la ottengo, finché non sarò sicuro di averla ottenuta, la ragione. Nel dubbio attendo, nel dubbio taccio, nel dubbio soffro, nel dubbio vivo e invecchio. Indubbiamente morirò? L'insicurezza mi sollecita, mi spinge a tal punto da obbligarmi a scavare nei recessi più bui della mente e della terra, degli abissi. Questo processo mi tempra, mi plasma, mi accresce. Fossi sicuro sarei realizzato, immotivato a cercare e a evolvere, a migliorare. Via da me certezze! Via da me sicurezza! Verità, ragione, non manifestatevi a me troppo presto, casomai avrete intenzione di farlo, ma datemi ancora un po' di tempo. Lasciatemi sfruttare il dubbio e l'insicurezza finché sarò abbastanza soddisfatto e sazio, finché mi sarò divertito a sufficienza di chi la propria verità l'ha già trovata. 

venerdì 12 giugno 2015

Niente, di nuovo sotto, il sole


domenica 31 maggio 2015

Apparenza


Questo bianco, è il colore più ipocrita e ingannevole. Già, perché sembra puro, pulito, candido. 
Più d'ogni altra cosa lo accosteremmo alla luce, invece fra tutte le tonalità è l'unica che la luce la respinge totalmente. Il colore più santificato dall'uomo è in realtà l'unico che non racchiude alcuna luminosità in sé, il più spento e bugiardo, il più oscuro.
Al contrario del nero. Il nero, oggetto di denigrazioni, macabre leggende, funebri consuetudini e tant'altro è in realtà sì il colore più puro. 
Perché trattiene quasi completamente in sé l'intero spettro della luce che lo colpisce. Il nero, quello che accostiamo subito alle tenebre, al buio, alla mancanza di luce, alla morte, è invece il colore più intriso di luce e vita di tutti gli altri. 
Amo queste contraddizioni, questo finissimo senso dell'umorismo, presente ovunque nell'esistenza, che deride e ridicolizza la saccente umanità

venerdì 8 maggio 2015

E volo seduto


Emergevo, in superficie, da quell'oceano di nubi. Ed ecco un cielo stagliato al di sopra del cielo.
Non colgo il senso di tanta bellezza, dovrei consumarmi nel pianto ma ciò non avverrà.
Il sentore di esistere così, in maniera tanto flebile, nel bel mezzo del significato, del motivo, della perfezione vestita di contraddizioni e bugie. Questo sentore mi tortura.
Come potrò fare mia la verità che qualsiasi cosa è terrificante, magnifica?

domenica 26 aprile 2015

mercoledì 15 aprile 2015

La mattina


Good nightmare

Ben pochi hanno compreso che per risvegliare un terrore di primordiale natura nelle persone non è sufficiente narrare storie tremende e spaventose. Per quanto l’autore della vicenda possa essere un bravo narratore, un genio creativo, non potrebbe comunque andare oltre certi confini. Ci sono nervi che se stimolati porterebbero qualsiasi soggetto a compiere atti singolari, se non folli, pur di allontanare il sospetto che qualcosa di reale sia oltre quella porta socchiusa. 
Perché poi dovrei attingere dalla mia informe e lugubre fantasia per raccontare qualcosa che non avviene veramente. Sarebbe molto più interessante influenzare, anzi no, costringere il lettore a notare fenomeni che quotidianamente ignora oppure dai quali intelligentemente si defila. Ognuno di noi è un potenziale protagonista, una probabile vittima. Non fraintendetemi, non tutte le vittime finiscono con l’essere uccise, si può essere vittime anche solo di qualche scherzo, di qualche incidente, della propria immaginazione.
Non vi capita mai di essere soli, concentrati su di un determinato punto nella vostra stanza, il quale state guardando, vuoi la tv, un libro, il monitor del computer e improvvisamente percepite qualcosa alle estremità del vostro campo visivo, una sorta di movimento che conclude repentinamente dietro la porta aperta oppure oltre l’angolo del corridoio? Come se qualcuno – o qualcosa  vi stesse fissando e accortosi che vi state volgendo verso d’esso, quest’ultimo repentinamente si nascondesse alla vostra vista.
Mai  tuttavia fate scoperte di madornale orrore. Siete sempre armati di buonsenso, pronti a trafiggere qualsiasi superstizioso e folkloristico dubbio.
Il terrore però è vivo e senziente, conosce bene le sue prede. Se con il buonsenso noi ci difendiamo, lui attende che venga deposto per ghermirci. Quale momento può essere più adatto se non durante il nostro sopore, per i tetri sentieri dell’oblio notturno. Al destarsi della tenebra, sì, l’altra faccia della notte. 
Ed eccoci coricati nel silenzio, vulnerabili, incapaci di fuga sia fisica che mentale, racchiusi in una matrioska di oscurità: le tenebre di fuori, le tenebre della casa, le tenebre della stanza, le tenebre delle palpebre calate, infine le tenebre di inquietanti pensieri che emergono dagli abissi del subconscio, stagno contenente memorie anomale, come delle strane esperienze quotidiane sopraccitate, per esempio.
Un sonno tormentato dagli incubi – e per incubi intendo quelli che ti atterriscono, che ti inseguono durante le successive giornate presentandosi durante quei brevi istanti di solitudine accidentali, risvegliando il vivido e insano orrore provato durante il nadir – è solamente l’esito di visite notturne indesiderate.
Qualsiasi cosa essa sia a farci garbatamente visita, tale cosa si nutre dei nostri spaventi, dei nostri sussulti, degli improvvisi risvegli ad orari assurdi, di tachicardie, di algide sudorazioni in turbini di coperte e vortici di lenzuola.
Questa entità possiede furbizia infernale, attende sempre il momento propizio per sfiorarci, per mostrarsi, intendo l’instaurarsi del dormiveglia. In questa fase circadiana non siamo abbastanza vigili per intellettualizzare ma nemmeno sufficientemente assopiti per ignorare l’avvicendarsi dei fenomeni tremendi che ci attorniano...

martedì 24 marzo 2015

Passato

Ho scelto quel minuto, l'ho trascorso proprio aspettando finché fosse passato.

sabato 7 febbraio 2015

Il mio ricavo da ''Ecce homo'', di Nietzsche

Nietzsche era una persona superbissima, ateo, trasudante sapienza la quale è stata, in piccola parte, trascritta in ''Ecce homo''.
L'intelligenza di quest'uomo gronda fin dalla prima pagina dell'opera.
Vederlo tanto sapiente e saggio, acuto e beffardo ma al contempo assolutamente incapace di contemplare i suoi supposti limiti criticamente anziché ironicamente, fa formare in me un'opinione di lui come qualcosa di ammirevole e divertente, come un giocoliere del circo, capace di esibizioni strabilianti che ottiene il risultato ultimo di stupire e divertire.
Da lui ho imparato qualcosa che avevo già intuito, ossia che leggere non è sempre buona cosa, anzi lo è il riflettere con le proprie gambe. La lettura è qualcuno che parla e lui spiega l'importanza del sapersi isolare completamente.

Lui non odia, lui disprezza obiettivamente.

Ma leggerlo mi affascina.
Come lui lascia volentieri trasparire, non è semplice sintonizzarsi sulle sue frequenze, però quando inizi appena a percepire ciò che intende ha ragione di albagia, ne resti sconvolto e incantato.

Ma per me anche il più illustre tra gli uomini, se superbo, è ebbro. Lui era completamente ubriaco di ego (tra l'altro fieramente egoista).
Come i religiosi che palesemente screditava, anche lui riteneva sé stesso essere un messaggero di una indiscutibile verità.
Non voleva essere santo, piuttosto buffone diceva. Eppure si riteneva santo, ma con altre descrizioni e definizioni, sotto un altro punto di vista.

Nonostante sia distante decenni luce dalla sua eccellenza e dal suo ''mantra'' - meglio dire opinione - apprezzo e mi rifletto nel suo rigetto per la morale e l'ideale, perché ambedue elaborate da collettività nate malate e tutt'ora inguaribili, per me le loro morali e i loro ideali sono ipocrisia assassina. Ipocrita fu per esempio il manto cristiano e pietoso che avvolse il nazismo.

Lui voleva distruggere questa consuetudine, come biasimarlo, anzi, come non sostenerlo in questo suo desiderio!

Nietzsche era pieno di buoni propositi, voleva rimpiazzare la menzogna che induce a detestare la vita e la verità e tutto ciò che di naturale caratterizza l'uomo.
Mi verrebbe da dire i buoni propositi di un santo.



domenica 1 febbraio 2015

Credi

L'aspetto divertente della determinazione  di certe persone a voler credere solo ciò che gli si può provare è il fatto che precludano a sé stesse un'infinità di possibilità molto più plausibili di quelle che sono in grado di comprendere, quindi appunto credere.
Anzi, ritengo ci siano più aspetti ilari che caratterizzino queste persone, convinzioni, convinte, vinte, avvinte, questa singolare corrente di fede.
La prima che mi viene in mente è il fatto che abbiano consolidato la loro quotidianità su un eccellente numero di consuetudini, implicite certezze, supposti dati di fatto (dati da chi poi) per i o le quali però non si sono mai preoccupati di comprovare coi fantasmagorici strumenti che la scienza ci dispone nei libri e nella rete(non quella per catturare bestie stupide, forse).
Per esempio, seppur molto dispersivo, qualcuno sa cosa sia l'amore? Esiste? Le persone sono realmente capaci di provarlo²? E per favore niente cazzate poetiche, religiose o filosofiche - e qui rientra tutto ciò che riguarda la psiche - grazie alle quali ci siam riempiti la bocca di ''amore'' fino a strozzarci.
Il problema tuttavia non è se esista o meno ma piuttosto che i presunti scettici e intellettualmente critici non si siano mai nemmeno posti la domanda, facendosi però una ''certa'' idea di quel che secondo ognuno d'essi dovrebbe o potrebbe essere l'amore. Potrei parlar poi allo stesso modo della nequizia, ma meglio lasciar stare.
Ah un esempio un po' più terra terra; non sono i nervi ad accavallarsi! Maledetto chi è convinto del contrario!
Questo comunque era solo uno dei tanti motivi per cui quei figoni degli increduli fondamentalisti(nel senso più ampio del termine, non scendiamo, anzi, non saliamo in discorsi spirituali) mi divertano così. Perché hanno la stessa attitudine di coloro che una volta, credo fosse l'altro ieri, hanno escluso perentoriamente la possibilità che la terra fosse un geoide  e che ruotasse attorno ad una stella nana, nulla contro i nani anzi, ad avercene.
Che poi, in teoria, fino a prova contraria, tutto è possibile.
Qui torno al pensiero che i suddetti ingenui precludano a sé stessi quasi ogni possibilità.
Fino a prova contraria, è possibile, non certo sia chiaro, ma è ovvio a questo punto che le certezze siano per i deboli e i mediocri, per quasi tutti insomma.

Io vivrò per sempre, io non morirò, io sono immortale.

Chi può provare il contrario?
Per farlo bisognerebbe attendere il momento della mia ipotetica dipartita, però vi avviso, attendere che un immortale spiri potrebbe farvi morire di noia, e di vecchiaia, non vale l'omicidio.
No, no, tranquilli, non sto dicendo che sia certamente immortale, ma stando alle vostre regole, è possibile.
Potreste affidarvi alla statistica la quale afferma che finora tutte le persone nate siano poi morte.
Va però rettificato che un incalcolabile numero di individui vien dato per disperso fin dalla notte dei tempi, tra l'altro da tantissime autorità competenti, vedi i casi di Gesù Cristo e Hitler per esempio, quindi non si ha la prova che siano effettivamente deceduti. C'è poi l'ulteriore incognita che riguarda tutte le persone che ora vivono e delle quali non si conosce la sorte futura.

Che poi, dai, vogliamo le prove. Ma se non siamo neanche in grado di comprendere ste prove di cui sproloquiamo. Se improvvisamente dicessi ''Provatemi l'esistenza della forza di gravità'' e da non so dove arrivasse un fisico con le sue formulette, i suoi newton e le sue mele, io onestamente capirei molto poco!
Oppure come i testimoni di Darwin che predicano su quella specie di evoluzione, ma se per caso gli nomini l'apparato di Golgi si offendono, perché pensano sia un subdolo riferimento all'amata madre.

Apro qui una parentesi dedicata invece a voi, mega geni, che mangiate pane e scienza la mattina, che sapete quando c'è lo zenith e il nadir su Giove e quale sia di questi ultimi il codice fiscale. Io lo so che non avete una risposta a tutto, che basterebbe un bambino, uno di quelli brutti col muco che cola dal naso e che chiede sempre ''perché?'' per farvi crollare.
Di tutte le leggi che regolano l'immanente, che voi conoscete e poi recitate ad occhi chiusi prima di andare a dormire, ne ignorate il motivo, lo scopo per il quale funzionano, è questo che vi frega. Un tipo, Nietzsche, filosofeggiando, ha concluso semplicemente affermando che non c'è nessuno scopo, tutta una fatalità. Poté provarlo? Boh. Nietzsche era una volpe, desiderava l'uva. Come dentifricio uso decadent.

In sostanza, cari scettici, cari neon illuministi, cari doctor House, cari fanatici religiosi (gli atei non sono esclusi) ecc..., voi tutti dico, avete solo cinque sensi e una mente bacata coi quali vi ritenete competenti per comprendere e, in secondo luogo, spiegare l'esistenza.
Liberi di crederlo, ognuno è libero di credere a ciò che vuole, ma per quanto mi riguarda la risposta adeguata alla domanda ''PROVALO'' è e resterà sempre ''PROVA TU IL CONTRARIO, ALTRIMENTI VAFFANC...BRODO''.

sabato 10 gennaio 2015

Smarrirsi

Il mio approccio con il mondo è lo stesso che si dovrebbe avere con Venezia, ho quindi compreso che il bello è smarrirsi tra le sue calli.

martedì 6 gennaio 2015

Spiega

Dammi un buon motivo per ascoltare,
dammi poi un buon motivo da ascoltare.

Dimmi perché vivo di più quando soffro,
sì, non interessa tutto ciò che offro.

Spiega come mai queste lacrime,
spiega come mai hai fatto né mai farai.
Spiegalo come un velo esanime,
spiega come mai hai fatto né mai farai.

Non vedo fiamme ma sto bruciando.
Starò dormendo, ma non sognando.

Distillo il cuore e ottengo veleno,
di questa essenza sono intriso, pieno.

Non ho ucciso ma sono assassino,
non ho meta eppure cammino.

Niente e nessuno temo,
eppure sono qui e tremo.