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mercoledì 2 ottobre 2013

La scienza e la criminalizzazione del bisogno - Franco Basaglia

''In questi ultimi anni va delineandosi sempre più chiara la compresenza  di due tipi di guerra: la guerra imperialista e i movimenti antimperialisti presenti un po' ovunque nel mondo; e la guerra quotidiana, perpetua, per la quale non sono previsti armistizi: la guerra di pace, con i suoi strumenti di tortura e i suoi crimini, che ci va abituando ad accettare il disordine, la violenza, la crudeltà della guerra come norma della vita di pace.
Ospedali, carceri, manicomi, fabbriche, scuole sono i luoghi in cui si attuano e si perpetuano questi crimini in nome dell'ordine e della difesa dell'uomo. Ma l'uomo che si vuole difendere non è l'uomo reale: è ciò che l'uomo deve essere dopo la cura, l'indottrinamento, la distruzione, l'appiattimento delle sue potenzialità, il recupero. È l'uomo scisso, separato, diviso su cui ha buon gioco questo tipo di manipolazione per il suo totale adattamento a questo ordine sociale che vive sulla criminalizzazione e sul crimine.
Ospedali e farmaci uccidono più di quanto non riescano a curare (una statistica americana ha riconosciuto che l'80% della medicina serve a curare malattie generate dalla medicina stessa). Le carceri producono più delinquenti di quanti ne entrino. I manicomi fabbricano i malati su misura: cioè costruendo passività, apatia e annientamento personale necessari al controllo e alla conduzione dell'organizzazione ospedaliera. Nelle fabbriche si sfruttano gli operai, costringendoli a condizioni di lavoro nocive e distruttrici dove le ''morti bianche'' sono preventivate come un male necessario al progresso dell'uomo. Le scuole continuano a non insegnare e a non svolgere il loro ruolo educativo, eliminando chi non ha ''imparato'' e non è stato ''educato''.
...
Mari e fiumi sono inquinati e inaccessibili, perché portano nelle loro acque la morte chimica che le industrie producono, e solo davanti a questa morte generale si progettano spese di miliardi per depuratori e impianti di filtraggio che potevano essere costruiti per prevenirla e non correre ai ripari dopo i funerali.
Tutto questo in nome del bene della comunità, in nome del progresso che darà all'uomo il benessere e la felicità. Ma quale uomo?
In ogni momento di crisi riaffiorano i concetti astratti di ''uomo'' e di ''umano''. È in nome di questo uomo astratto che esiste il progresso delle scienze, il progresso della civiltà. È in risposta ai bisogni di un uomo che non esiste, che questo progresso può continuare a svilupparsi come progresso della tecnologia, dell'industria, del grande capitale che dell'uomo e della sua vita non sa che farsene, se non sfruttarlo e ridurlo alla sua logica il meno scopertamente possibile. E allora è umano il progresso, se l'industria e il capitale sono in fase di espansione; così come sono umani il regresso, l'austerità, il regime di economia che riportano l'uomo a vecchi valori perduti, nei momenti di crisi dell'industria e del capitale. Secondo le circostanze favorevoli o sfavorevoli, è la logica economica a stabilire ciò che è umano e ciò che non lo è, ciò che è sano e ciò che è malato, ciò che è bello e ciò che è brutto, ciò che è corretto e ciò che è riprovevole.
Sono discorsi di un'ovvietà tale che ci fa vergogna a farli.''
Scritti 1968-1980; Crimini di pace; Franco Basaglia

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