...Quante facce, fuse e confuse, davanti all’ascensore – ultima tappa da superare prima dell’aria – che si mettono alla prova vicendevolmente, che si torcono e si distendono a seconda della forma più opportuna per la singolare circostanza che ognuna di quelle temporanee relazioni comporta. Ormai di proposito mi infilo le cuffie nelle orecchie con la musica al massimo, perché non capendo i contenuti dei discorsi fatti da quell’amalgamo d’anime posso godere maggiormente di tale spettacolo, composito di smorfie ed espressioni. Dopotutto le parole non sono attendibili, perché una ne dici e cento ne pensi, quell’unica che pronunci non è sufficiente per definire nel mondo scibile ciò che intendi, ma le altre inespresse evadono comunque, di forza, da dentro di noi attraversando e deformando appunto il nostro viso. E quando si è stanchi e stressati, come me e i miei colleghi, questo fenomeno si accentua di più.
Esco dalla struttura e mi immergo nel tramonto cittadino che questa limpida giornata di novembre ha saputo disegnare. Una fresca brezza mi scompiglia i capelli e mi coccola il cuore, dev’essere per il temporale di ieri notte se oggi tutto è più lucido e colorato. Delegando alle gambe il compito di portarmi a casa, riesco durante il tragitto a non focalizzarmi su nulla, nemmeno sui miei stessi pensieri; ognuno di loro dice la sua e se ne va, desistendo subito dall’attrarmi.
...
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domenica 29 dicembre 2013
mercoledì 27 novembre 2013
Come mai mentire sì e veritare no?
Ci sono due persone: la prima afferma di non essere bugiarda, la seconda invece ammette di esserlo.
Cosa possiamo desumere da ciò?
Che entrambe mentono, ma la seconda meno della prima
Cosa possiamo desumere da ciò?
Che entrambe mentono, ma la seconda meno della prima
venerdì 15 novembre 2013
Soli nell'universo
La gente si sminuisce con pessimismo perverso non capendo invece che, noi tutti, siamo Soli nell'universo...
sabato 26 ottobre 2013
Vivendum
Se vivere significa combattere, io vivrò... vivrò fino alla morte!
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mercoledì 16 ottobre 2013
lunedì 14 ottobre 2013
giovedì 3 ottobre 2013
Il concetto di salute e malattia - Franco Basaglia
''...
Un individuo è dunque normale finché accetta le norme che vengono definite come le regole della ''convivenza civile'' e che, in realtà, corrispondono alle regole che stabiliscono la distanza fra chi ha il potere di determinare la legge e chi ha il dovere di subirla. La classe che ha il potere si identifica in queste regole perché sono connaturate con le sue esigenze, con i valori della sua vita e, implicitamente, esse servono a garantirli di fronte alla classe che ne paga e che quindi potrebbe invalidarli.
Anormale è quindi chi - in qualche modo non contemplato - mette in discussione queste regole, trasgredendole perché non rispondono ai suoi bisogni. Le condotte anomale sono dunque inizialmente una trasgressione codificata e codificabile di regole che vengono imposte come universali, cioè come rispondenti agli interessi e ai bisogni di tutti, mentre rispondono alle esigenze e agli interessi della classe che li stabilisce. La trasgressione è dunque un fenomeno relativo a dei valori imposti come assoluti, all'interno dei quali le ''risposte'' alla trasgressione non possono che essere assolute: punizione, pena, colpa, asocialità, confermate e assolutizzate nelle diverse branche della scienza che se le assumono in carico come puro oggetto di loro competenza, separando il fenomeno ''trasgressione'' dal contesto sociale in cui si manifesta e di cui la trasgressione stessa è parte integrante e significativa.
...
Tale processo ha dato origine a una serie di corpi culturali che codificano e determinano i comportamenti, passano sotto silenzio i bisogni primari, ne creano di artificiali, insegnano agli uomini il significato della loro nascita, cosa sono, quali devono essere la loro vita e i loro ruoli, quale il rapporto da instaurare fra di loro, quale deve essere e quale forma deve assumere la loro morte. Se le religioni hanno avuto la funzione di manipolazione e di controllo attraverso la distinzione fra bene e male, premio e castigo, colpa e punizione, le scienze umane pare si siano specializzate nella focalizzazione del normale rispetto al patologico, del comportamento corretto rispetto a quello deviante, il tutto non più in rapporto ad un valore assoluto che - se pur a livelli diversi - accomunava tutti di fronte alla responsabilità dei loro peccati, ma in rapporto all'interesse del committente.
Queste discipline, anche se nate in nome dell'uomo e della sua liberazione, hanno avuto, cioè, la funzione di codificare i comportamenti normali, di definire i limiti di norma, di controllarne - attraverso terapia e reclusione - le deviazioni, non sulla base dei bisogni dell'uomo (cioè dei bisogni di tutti gli uomini), ma come risposta alle esigenze della legge economica, rappresentata dal gruppo dominante che deve contare sul controllo dei più per garantire il proprio gioco e il proprio potere. ...''
Scritti 1968-1980; Il concetto di salute e malattia; Franco Basaglia
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mercoledì 2 ottobre 2013
La scienza e la criminalizzazione del bisogno - Franco Basaglia
''In questi ultimi anni va delineandosi sempre più chiara la compresenza di due tipi di guerra: la guerra imperialista e i movimenti antimperialisti presenti un po' ovunque nel mondo; e la guerra quotidiana, perpetua, per la quale non sono previsti armistizi: la guerra di pace, con i suoi strumenti di tortura e i suoi crimini, che ci va abituando ad accettare il disordine, la violenza, la crudeltà della guerra come norma della vita di pace.
Ospedali, carceri, manicomi, fabbriche, scuole sono i luoghi in cui si attuano e si perpetuano questi crimini in nome dell'ordine e della difesa dell'uomo. Ma l'uomo che si vuole difendere non è l'uomo reale: è ciò che l'uomo deve essere dopo la cura, l'indottrinamento, la distruzione, l'appiattimento delle sue potenzialità, il recupero. È l'uomo scisso, separato, diviso su cui ha buon gioco questo tipo di manipolazione per il suo totale adattamento a questo ordine sociale che vive sulla criminalizzazione e sul crimine.
Ospedali e farmaci uccidono più di quanto non riescano a curare (una statistica americana ha riconosciuto che l'80% della medicina serve a curare malattie generate dalla medicina stessa). Le carceri producono più delinquenti di quanti ne entrino. I manicomi fabbricano i malati su misura: cioè costruendo passività, apatia e annientamento personale necessari al controllo e alla conduzione dell'organizzazione ospedaliera. Nelle fabbriche si sfruttano gli operai, costringendoli a condizioni di lavoro nocive e distruttrici dove le ''morti bianche'' sono preventivate come un male necessario al progresso dell'uomo. Le scuole continuano a non insegnare e a non svolgere il loro ruolo educativo, eliminando chi non ha ''imparato'' e non è stato ''educato''.
...
Mari e fiumi sono inquinati e inaccessibili, perché portano nelle loro acque la morte chimica che le industrie producono, e solo davanti a questa morte generale si progettano spese di miliardi per depuratori e impianti di filtraggio che potevano essere costruiti per prevenirla e non correre ai ripari dopo i funerali.
Tutto questo in nome del bene della comunità, in nome del progresso che darà all'uomo il benessere e la felicità. Ma quale uomo?
In ogni momento di crisi riaffiorano i concetti astratti di ''uomo'' e di ''umano''. È in nome di questo uomo astratto che esiste il progresso delle scienze, il progresso della civiltà. È in risposta ai bisogni di un uomo che non esiste, che questo progresso può continuare a svilupparsi come progresso della tecnologia, dell'industria, del grande capitale che dell'uomo e della sua vita non sa che farsene, se non sfruttarlo e ridurlo alla sua logica il meno scopertamente possibile. E allora è umano il progresso, se l'industria e il capitale sono in fase di espansione; così come sono umani il regresso, l'austerità, il regime di economia che riportano l'uomo a vecchi valori perduti, nei momenti di crisi dell'industria e del capitale. Secondo le circostanze favorevoli o sfavorevoli, è la logica economica a stabilire ciò che è umano e ciò che non lo è, ciò che è sano e ciò che è malato, ciò che è bello e ciò che è brutto, ciò che è corretto e ciò che è riprovevole.
Sono discorsi di un'ovvietà tale che ci fa vergogna a farli.''
Scritti 1968-1980; Crimini di pace; Franco Basaglia
Ospedali, carceri, manicomi, fabbriche, scuole sono i luoghi in cui si attuano e si perpetuano questi crimini in nome dell'ordine e della difesa dell'uomo. Ma l'uomo che si vuole difendere non è l'uomo reale: è ciò che l'uomo deve essere dopo la cura, l'indottrinamento, la distruzione, l'appiattimento delle sue potenzialità, il recupero. È l'uomo scisso, separato, diviso su cui ha buon gioco questo tipo di manipolazione per il suo totale adattamento a questo ordine sociale che vive sulla criminalizzazione e sul crimine.
Ospedali e farmaci uccidono più di quanto non riescano a curare (una statistica americana ha riconosciuto che l'80% della medicina serve a curare malattie generate dalla medicina stessa). Le carceri producono più delinquenti di quanti ne entrino. I manicomi fabbricano i malati su misura: cioè costruendo passività, apatia e annientamento personale necessari al controllo e alla conduzione dell'organizzazione ospedaliera. Nelle fabbriche si sfruttano gli operai, costringendoli a condizioni di lavoro nocive e distruttrici dove le ''morti bianche'' sono preventivate come un male necessario al progresso dell'uomo. Le scuole continuano a non insegnare e a non svolgere il loro ruolo educativo, eliminando chi non ha ''imparato'' e non è stato ''educato''.
...
Mari e fiumi sono inquinati e inaccessibili, perché portano nelle loro acque la morte chimica che le industrie producono, e solo davanti a questa morte generale si progettano spese di miliardi per depuratori e impianti di filtraggio che potevano essere costruiti per prevenirla e non correre ai ripari dopo i funerali.
Tutto questo in nome del bene della comunità, in nome del progresso che darà all'uomo il benessere e la felicità. Ma quale uomo?
In ogni momento di crisi riaffiorano i concetti astratti di ''uomo'' e di ''umano''. È in nome di questo uomo astratto che esiste il progresso delle scienze, il progresso della civiltà. È in risposta ai bisogni di un uomo che non esiste, che questo progresso può continuare a svilupparsi come progresso della tecnologia, dell'industria, del grande capitale che dell'uomo e della sua vita non sa che farsene, se non sfruttarlo e ridurlo alla sua logica il meno scopertamente possibile. E allora è umano il progresso, se l'industria e il capitale sono in fase di espansione; così come sono umani il regresso, l'austerità, il regime di economia che riportano l'uomo a vecchi valori perduti, nei momenti di crisi dell'industria e del capitale. Secondo le circostanze favorevoli o sfavorevoli, è la logica economica a stabilire ciò che è umano e ciò che non lo è, ciò che è sano e ciò che è malato, ciò che è bello e ciò che è brutto, ciò che è corretto e ciò che è riprovevole.
Sono discorsi di un'ovvietà tale che ci fa vergogna a farli.''
Scritti 1968-1980; Crimini di pace; Franco Basaglia
martedì 17 settembre 2013
Libro
Abulico desisterò, lasciandomi trascinare e coinvolgere dal
susseguirsi di parole, che ora intarsiano il percorso tracciato dei miei occhi ciondolanti. Momentaneamente
abolirò la realtà, ma la mia soltanto e quanto basta per poterla ristabilire,
cosicché io possa (intel)leggere parole che parlano di altre parole.
E con il tempo che soffia a sfavore naufragherò nel bianco macchiato dal nero, che favella volentieri, senza voce né risentimento, degli altri colori.
Non è questo forse il nostro potere? soggiogare l’esistenza con la nostra comprensione per poi imprigionarla nella parola.
E con il tempo che soffia a sfavore naufragherò nel bianco macchiato dal nero, che favella volentieri, senza voce né risentimento, degli altri colori.
Non è questo forse il nostro potere? soggiogare l’esistenza con la nostra comprensione per poi imprigionarla nella parola.
giovedì 12 settembre 2013
Misantropia spicciola - Paura del buio
Non ho mani adeguate per battere sul vetro della notte fonda
la mia vista superficiale ci si specchia, noncurante ci sprofonda
Le tenebre ci spaventano, perché? Forse nessuno si è mai soffermato sul fatto che l’unica via conosciuta dalla luce per accedere alla nostra persona siano gli occhi? Pericolanti ponticelli colleganti noi… al blu, al verde, al rosso, al bianco, al nero, al nero e al nero.
A parte loro, tutto il nostro essere organico è avvolto dalle tenebre, solo la nostra ingannevole ed esterna apparenza viene irradiata, sicché il tranello del sembrare venga riflesso e proiettato a sua volta in altri occhi passivi, babbei.
Presuntuosamente quando pensiamo al sangue, al cuore, all’encefalo, li immaginiamo come se visti in una foto, in un disegno, in un video che, essendo visibili, implica l’essere imprescindibilmente illuminati; ma nessuno giunge alla constatazione che tutto invece vive - oh, meravigliosamente VIVE! - nelle tenebre, nel buio!
Tutte le alchimie che ci mantengono in equilibrio sul filo della vita avvengono in mancanza di luce.
La cedevole facciata del nostro IO razionale nasconde, protegge e contiene le tenebre del nostro inconscio irrazionale, che costituisce la quasi totalità della nostra mente; l’apparenza, l’aspetto esteriore del nostro IO organico nasconde, protegge e contiene le tenebre della nostra omeostasi interna, che costituisce la quasi totalità del nostro corpo, il nostro organismo. Abbiamo due ‘’apparati’’, in linea di massima uguali nella struttura ma con materie prime costitutive differenti, a mio parere embricati l’uno sull’altro.
Si può arrivare a supporre quindi che c’è nel nostro essere olistico una netta predominanza di tenebre.
Capite ora perché l’uomo teme le tenebre a lui esterne? Perché le tenebre della notte fungono da specchio trascendentale all’uomo stesso, in tutta la sua essenza. Nel buio vede e/o non-vede sé stesso. Teme l’ignoto quindi, per quanto possibile, lo evita; l’uomo dopotutto è ignoto a sé stesso, per questo evita tutto ciò che gli riguarda ma che non conosce, che non comprende, che per lui è ‘’oscuro’’.
Sì, l'uomo teme quel che più di tutto può rappresentarlo in natura, è probabile che allora le sue paure siano fondate.
domenica 8 settembre 2013
martedì 27 agosto 2013
mercoledì 21 agosto 2013
lunedì 19 agosto 2013
martedì 30 luglio 2013
E poi di pause
Il concetto, il buon concetto, il concetto che viene ben pensato per molto prima di essere espresso, che viene ritoccato, corteggiato, ma soprattutto aspettato.
Quel concetto non nasce subito, viene anzi prima concepito dall’unione della nostra mente, momentaneamente ‘’pensante’’ (ahimè, purtroppo c’è pensare e pensare), con la seducente curiosità posatasi su di un dato di fatto, una consuetudine, una certezza... maliziosamente. Quando quella certezza è diventata tale?
Questo è il concepimento!
Concepire un concetto non significa affatto dargli voce, dargli alito di vita. La sua crescita necessita di tempo, silenzio. E poi di pause.
Se utile al fine, anche molto lunghe.
sabato 20 luglio 2013
Tuona e canta...
Gioisco immensamente quando arriva la tormenta,
attira la mia attenzione, soffia, tuona e canta,
se sospira sradica mente e cuore, ma non spaventa;
va cercando nequizia umana, la svilisce, l'agguanta.
Scuote forte la creazione, vanifica l'evoluzione;
solleva terre, mari e fra tutte, la peggior questione.
Chi è lei? Chi siam noi? E perché questa situazione?
Immersi nell'ignoto che or puzza di maledizione.
Ma la tempesta, funesta, magnifica, pure orrenda,
mi alza, mi gusta, mi sposta; io sono la mia tenda.
Adagio m'infesta la testa, in festa pensa immonda.
Chi pensa, io, Tempesta? Entrambi, mentre l'acqua abbonda...
attira la mia attenzione, soffia, tuona e canta,
se sospira sradica mente e cuore, ma non spaventa;
va cercando nequizia umana, la svilisce, l'agguanta.
Scuote forte la creazione, vanifica l'evoluzione;
solleva terre, mari e fra tutte, la peggior questione.
Chi è lei? Chi siam noi? E perché questa situazione?
Immersi nell'ignoto che or puzza di maledizione.
Ma la tempesta, funesta, magnifica, pure orrenda,
mi alza, mi gusta, mi sposta; io sono la mia tenda.
Adagio m'infesta la testa, in festa pensa immonda.
Chi pensa, io, Tempesta? Entrambi, mentre l'acqua abbonda...
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lunedì 8 luglio 2013
Devo smetterla di fare lo specchio!
A volte mi soffermo sui piccoli gesti, li contemplo e li esamino per molto prima di attuarli.
Mi chiedo se siano, in realtà, dei piccoli anelli facenti parte dell’enorme catena di un supposto destino; mi chiedo se decidendo repentinamente, per esempio, di aprire una mano, anziché chiuderla, io frantumi questa catena liberandomi dal suo giogo. Mi illudo e mi disilludo a mia volta, rispondendomi che anche quel triste tentativo era un anello.
Eh sì, osservare il fondo di una tazzina sporca ti porta a fare viaggi profondamente introspettivi; diciamo che da quando ho capito che tutta l’esistenza da me percepita non è altro che apparenza molto ben addobbata, un po’ deluso ho deciso di invertire il senso di rotta del mio interesse che prima andava alla deriva, verso un mondo che mi piace definire sia come veramente fasullo che falsamente vero, e che ora approda sulla spiaggia della mia coscienza colonizzata da dubbi, pensieri, incubi e tante altre cose di cui non ne dubito l’autenticità.
Perché tutto è falsità, tutto è vanità, come il sonno che finge di giungere o il cielo che è blu solo qualche volta, la sete che torna sempre...
Mi chiedo se siano, in realtà, dei piccoli anelli facenti parte dell’enorme catena di un supposto destino; mi chiedo se decidendo repentinamente, per esempio, di aprire una mano, anziché chiuderla, io frantumi questa catena liberandomi dal suo giogo. Mi illudo e mi disilludo a mia volta, rispondendomi che anche quel triste tentativo era un anello.
Eh sì, osservare il fondo di una tazzina sporca ti porta a fare viaggi profondamente introspettivi; diciamo che da quando ho capito che tutta l’esistenza da me percepita non è altro che apparenza molto ben addobbata, un po’ deluso ho deciso di invertire il senso di rotta del mio interesse che prima andava alla deriva, verso un mondo che mi piace definire sia come veramente fasullo che falsamente vero, e che ora approda sulla spiaggia della mia coscienza colonizzata da dubbi, pensieri, incubi e tante altre cose di cui non ne dubito l’autenticità.
Perché tutto è falsità, tutto è vanità, come il sonno che finge di giungere o il cielo che è blu solo qualche volta, la sete che torna sempre...
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lunedì 24 giugno 2013
martedì 14 maggio 2013
Loop: pericolo di ignavia
... forse sarebbe giusto mettere da parte la propria coerenza, il proprio concetto di giustizia, di amore... perché tutto questo, quando ha origine nel cuore delle persone, è solo un discorso opinabile, niente di più.
Forse dovrei ammonire e rimproverare chi agisce empiamente, anche se lo ritengo ingiusto, iniquo. Già, che diritto avrebbe il bue di dare del cornuto ad un altro bue?
Sperperare occasioni per migliorare gli altri con la vana illusione che, mentre taccio, io lo stia facendo in nome di una supposta e opaca equità.
Equità che pare venga applicata proprio nel momento in cui mi rifiuti di sentenziare sugli altri. Ma non sto forse prelibando il mio ego adoperandomi per questa presunta giustizia? Non sto semmai riempiendo il mio stomaco con i liquorosi complimenti di persone dall'animo permaloso? Già, perché è molto più facile lavarsi le mani e apparire pulito a quella schizzinosa bestia chiamata ''pubblico'', piuttosto che parteggiare per la giustizia, mai piaciuta alle masse, di qualsivoglia ceto sociale.
Quindi il mio è egoismo, narcisismo; è un'orrenda, poiché ipocrita, forma di presunzione, che viene amplificata da questo status contraffatto di baluardo della libertà di pensiero e della comprensione del prossimo, a me diverso e non così tanto prossimo.
Quindi giungo a capire che quello pensato finora come l'arrivo di un'ardua ascesa verso - chiamiamola intelligenza, buon senso - altro non era che un rotolar giù nel terroso, tenebroso baratro dell'idiozia, della deficienza e dell'opportunismo. Se veramente ci tenessi agli altri, o perlomeno al bene comune, metterei da parte me stesso e i miei princìpi pur di aiutare, anche a costo di apparire come una persona sentenziosa e intransigente. Ma è così forte e insistente quella nerboruta mano della coscienza che, tirandomi per i capelli e accostandosi con le sue labbra severe, mi biasima dicendo ''come fai ad essere certo che non sia tu quello che sbaglia, anzi, come puoi anche solo supporre di capire le questioni dei tuoi pari, tu, che sono tante di più le volte che ti ho deriso rispetto a quelle in cui ti ho elogiato''.
Chissà se facendo tacere quella coscienza prepotente riuscirò davvero ad aiutare gli altri. Perché è il mio unico, o comunque ultimo ostacolo che fatico ad aggirare. Mi impone di essere coerente, giusto, di amare. Ma cos'è la coerenza, la giustizia, l'amore? C'è gente che ha ucciso senza pietà in nome di queste tre ''cose'' che alla fine tali erano solo per loro. Se il rischio è questo, e se io ne sono partecipe solo perché do retta alla mia coscienza, che mi zittisce ogni volta che dovrei parlare... forse sarebbe giusto mettere da parte la propria coerenza, il proprio concetto di giustizia, di amore... perché tutto questo, quando ha origine nel cuore delle persone, è solo un discorso opinabile, niente di più...
Forse dovrei ammonire e rimproverare chi agisce empiamente, anche se lo ritengo ingiusto, iniquo. Già, che diritto avrebbe il bue di dare del cornuto ad un altro bue?
Sperperare occasioni per migliorare gli altri con la vana illusione che, mentre taccio, io lo stia facendo in nome di una supposta e opaca equità.
Equità che pare venga applicata proprio nel momento in cui mi rifiuti di sentenziare sugli altri. Ma non sto forse prelibando il mio ego adoperandomi per questa presunta giustizia? Non sto semmai riempiendo il mio stomaco con i liquorosi complimenti di persone dall'animo permaloso? Già, perché è molto più facile lavarsi le mani e apparire pulito a quella schizzinosa bestia chiamata ''pubblico'', piuttosto che parteggiare per la giustizia, mai piaciuta alle masse, di qualsivoglia ceto sociale.
Quindi il mio è egoismo, narcisismo; è un'orrenda, poiché ipocrita, forma di presunzione, che viene amplificata da questo status contraffatto di baluardo della libertà di pensiero e della comprensione del prossimo, a me diverso e non così tanto prossimo.
Quindi giungo a capire che quello pensato finora come l'arrivo di un'ardua ascesa verso - chiamiamola intelligenza, buon senso - altro non era che un rotolar giù nel terroso, tenebroso baratro dell'idiozia, della deficienza e dell'opportunismo. Se veramente ci tenessi agli altri, o perlomeno al bene comune, metterei da parte me stesso e i miei princìpi pur di aiutare, anche a costo di apparire come una persona sentenziosa e intransigente. Ma è così forte e insistente quella nerboruta mano della coscienza che, tirandomi per i capelli e accostandosi con le sue labbra severe, mi biasima dicendo ''come fai ad essere certo che non sia tu quello che sbaglia, anzi, come puoi anche solo supporre di capire le questioni dei tuoi pari, tu, che sono tante di più le volte che ti ho deriso rispetto a quelle in cui ti ho elogiato''.
Chissà se facendo tacere quella coscienza prepotente riuscirò davvero ad aiutare gli altri. Perché è il mio unico, o comunque ultimo ostacolo che fatico ad aggirare. Mi impone di essere coerente, giusto, di amare. Ma cos'è la coerenza, la giustizia, l'amore? C'è gente che ha ucciso senza pietà in nome di queste tre ''cose'' che alla fine tali erano solo per loro. Se il rischio è questo, e se io ne sono partecipe solo perché do retta alla mia coscienza, che mi zittisce ogni volta che dovrei parlare... forse sarebbe giusto mettere da parte la propria coerenza, il proprio concetto di giustizia, di amore... perché tutto questo, quando ha origine nel cuore delle persone, è solo un discorso opinabile, niente di più...
martedì 7 maggio 2013
Se ne salvasse uno!
Le coincidenze sono per gli insulsi,
i segni del destino per i boriosi;
dalla coscienza tutti avulsi,
poiché gli esami per codesta son noiosi.
i segni del destino per i boriosi;
dalla coscienza tutti avulsi,
poiché gli esami per codesta son noiosi.
sabato 20 aprile 2013
mercoledì 17 aprile 2013
martedì 16 aprile 2013
domenica 14 aprile 2013
sabato 13 aprile 2013
mercoledì 10 aprile 2013
Quel colore
Ogni volta che lo vedo penso ''oh, che brutta cosa!''.
Alludo al cielo notturno, occultato da nubi informi, prive di contorni, di inizio e di fine. Ma non è il cielo nuvoloso in sé ad essere brutto, è piuttosto quel colore che assume quando lo guardi da dentro la città. È un colore difficile da descrivere; non è nero, non è rosso, non è grigio, non è marrone. Sono le luci irradiate dalla città che, dopo aver contaminato e sporcato il cielo naturale, ritornano ai miei occhi sotto forma di quell'obbrobrio, di quel colore. Se, metaforicamente parlando, l'umanità potesse specchiarsi da qualche parte, non saprei dire quale forma potrebbe avere, ma di sicuro avrebbe quel colore.
Alludo al cielo notturno, occultato da nubi informi, prive di contorni, di inizio e di fine. Ma non è il cielo nuvoloso in sé ad essere brutto, è piuttosto quel colore che assume quando lo guardi da dentro la città. È un colore difficile da descrivere; non è nero, non è rosso, non è grigio, non è marrone. Sono le luci irradiate dalla città che, dopo aver contaminato e sporcato il cielo naturale, ritornano ai miei occhi sotto forma di quell'obbrobrio, di quel colore. Se, metaforicamente parlando, l'umanità potesse specchiarsi da qualche parte, non saprei dire quale forma potrebbe avere, ma di sicuro avrebbe quel colore.
lunedì 8 aprile 2013
Programmandomi la giornata di domani
Da poco ho finito di scrivere col dito sulla rena della coscienza, illuminata dalla fioca luce del crespuscolo, vestito di insofferenza. Quasi facendomi male, ho tracciato marcatamente parole che, tutte insieme, hanno dato forma a buoni propositi. Recidivo mi illudo ancora che la notte non li cancellerá; non le onde, non il vento, ma la tenebra... che si infrange su di me e che, ritirandosi, di tutto mi deruba meno che dell'oblio.
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giovedì 4 aprile 2013
venerdì 29 marzo 2013
martedì 26 marzo 2013
lunedì 25 marzo 2013
Passione
Amo il tuo indimenticabile sapore,
che ammanta i tuoi baci, col flebile rumore
che appicca un incendio, il reciproco fervore.
I sensi, tali non son più... fusi, dan un sol sentore
che ammanta i tuoi baci, col flebile rumore
che appicca un incendio, il reciproco fervore.
I sensi, tali non son più... fusi, dan un sol sentore
sabato 23 marzo 2013
Eppure è un tavolino
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giovedì 21 marzo 2013
Gioco di pensieri
Conoscenza.
Conossenza?
Conossenza?
Eti'bio'logia
Le parole sono come l'ATP; le devi spezzare per liberar l'energia che racchiudono al loro interno...
mercoledì 20 marzo 2013
Il molestatore Sonno dell'anima umana
Spegni la luce, adesso, o sarà troppo tardi. Chiudi gli occhi, sbrìgati, o non lo farai mai più. Non perdere tempo a grattarti la fronte e a pensare quanto tu sia esausto, non procastinare la tua negligenza. Ma perché ascolti ancora il tuo respiro irregolare, non ti senti ridicolo? Dannato sia tu e tutti i testardi come te che si glassano la coscienza con buoni propositi e utopiche speranze! Così rendi tutto più difficile a me, a te, a chi odii e a chi ami; non starai mica illudendoti che vigilando e sorvegliando le parole che hai appena scritto tu possa veramente fare qualcosa?!? Il tuo destino ce l'hai nel DNA, o il tuo DNA ce l'hai nel tuo destino... non importa, fatto sta che del tempo prezioso sta colando giù dall'orologio digitale che hai in basso a destra, e quell'irrecuperabile tempo lo stai sperperando soltanto per far la guerra a me... dannato!!!
martedì 19 marzo 2013
lunedì 18 marzo 2013
La vera opera d'arte
Un solo secondo della nostra vita supera, per splendore ed unicità, persino i fiocchi di neve. Non perdiamo i nostri irripetibili attimi per qualcosa che già sappiamo non ci piacerà, che ci deluderà. Glorificate ogni momento della vostra esistenza come suprema opera d'arte, ineguagliabile ed irripetibile.
Raggiungendola...
Ruberò il profumo della tua pelle,
con avarizia lo nasconderò fra le stelle...
rendendole così ancora più belle
Ed ora darò fuoco alla tua assenza,
col fiammeggiante amore,
che anela la tua essenza...
con avarizia lo nasconderò fra le stelle...
rendendole così ancora più belle
Ed ora darò fuoco alla tua assenza,
col fiammeggiante amore,
che anela la tua essenza...
venerdì 15 marzo 2013
giovedì 14 marzo 2013
Bozza di una grande idea
Ho osservato attentamente le tue melodie, con occhio incorruttibile ho scrutato ciò che dipingi, con le parole e con i sospiri. A te, destinatario di questa lettera, che mi sei totalmente sconosciuto, scriverò senza inchiostro quello che più mi aggrada. Perché qui, dove ora stai leggendo, comando io e il mio potere lo esercito senza pietà. Leggerai in silenzio e senza replicare, perché non ne sei capace affatto!
mercoledì 13 marzo 2013
martedì 12 marzo 2013
sabato 2 marzo 2013
Napolitano. Chapeau!
http://www.beppegrillo.it/2013/02/napolitano_chap.html
Napolitano merita l’onore delle armi. In questi anni è stato criticato per molte scelte a mio avviso sbagliate, ma ieri in Germania ho visto, al termine del suo mandato, il mio presidente della Repubblica. Un italiano che ha tenuto la schiena dritta. Il candidato cancelliere dell’SPD come successore di Angela Merkel, Peer Steinbrueck, ha commentato i risultati delle nostre elezioni “Sono inorridito dalla vittoria di due clown nelle elezioni italiane”, dando in sostanza degli imbecilli a circa 8.700.000 italiani che hanno votato il M5S e ai 7.300.000 che hanno scelto il Pdl. Una dichiarazione offensiva che denota arroganza e scarsa intelligenza politica, doti necessarie per ambire alla carica di cancelliere. In seguito non si è neppure scusato e dopo una telefonata con il Presidente della Repubblica ha dichiarato “Ho detto quello che ho detto!”. Napolitano ha deciso di non incontrare Steinbrueck “Parole fuori luogo o peggio, non ci sono le condizioni di un incontro. Rispettiamo la Germania, ma l’Italia esige rispetto”. Chapeau.
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mercoledì 27 febbraio 2013
mercoledì 20 febbraio 2013
Il codice deontologico dell' infermiere
Capo II
Approvato dal Comitato centrale della Federazione con deliberazione n.1/09 del 10 gennaio 2009
e dal Consiglio nazionale dei Collegi Ipasvi riunito a Roma nella seduta del 17 gennaio 2009
e dal Consiglio nazionale dei Collegi Ipasvi riunito a Roma nella seduta del 17 gennaio 2009
Capo I
Articolo 1
L'infermiere è il professionista sanitario responsabile dell'assistenza infermieristica.
Articolo 2
L'assistenza infermieristica è servizio alla persona, alla famiglia e alla collettività. Si realizza attraverso interventi specifici, autonomi e complementari di natura intellettuale, tecnico-scientifica, gestionale, relazionale ed educativa.
Articolo 3
La responsabilità dell'infermiere consiste nell’assistere, nel curare e nel prendersi cura dellapersona nel rispetto della vita, della salute, della libertà e della dignità dell'individuo.
Articolo 4
L'infermiere presta assistenza secondo principi di equità e giustizia, tenendo conto dei valori etici, religiosi e culturali, nonché del genere e delle condizioni sociali della persona.
Articolo 5
Il rispetto dei diritti fondamentali dell'uomo e dei principi etici della professione è condizione essenziale per l'esercizio della professione infermieristica.
Articolo 6
L'infermiere riconosce la salute come bene fondamentale della persona e interesse della collettività e si impegna a tutelarla con attività di prevenzione, cura, riabilitazione e palliazione.
Capo II
Articolo 7
L’infermiere orienta la sua azione al bene dell'assistito di cui attiva le risorse sostenendolo nel raggiungimento della maggiore autonomia possibile, in particolare, quando vi sia disabilità, svantaggio, fragilità.
Articolo 8
L’infermiere, nel caso di conflitti determinati da diverse visioni etiche, si impegna a trovare la soluzione attraverso il dialogo. Qualora vi fosse e persistesse una richiesta di attività in contrasto con i principi etici della professione e con i propri valori, si avvale della clausola di coscienza, facendosi garante delle prestazioni necessarie per l’incolumità e la vita dell’assistito.
Articolo 9
L’infermiere, nell'agire professionale, si impegna ad operare con prudenza al fine di non nuocere.
Articolo 10
L'infermiere contribuisce a rendere eque le scelte allocative, anche attraverso l'uso ottimale delle risorse disponibili.
Capo III
Articolo 11
L'infermiere fonda il proprio operato su conoscenze validate e aggiorna saperi e competenze attraverso la formazione permanente, la riflessione critica sull'esperienza e la ricerca. Progetta, svolge e partecipa ad attività di formazione. Promuove, attiva e partecipa alla ricerca e cura la diffusione dei risultati.
Articolo 12
L’infermiere riconosce il valore della ricerca, dellasperimentazione clinica e assistenziale per l’evoluzione delle conoscenze e per i benefici sull’assistito.
Articolo 13
L'infermiere assume responsabilità in base al proprio livello di competenza e ricorre, se necessario, all'intervento o alla consulenza di infermieri esperti o specialisti. Presta consulenza ponendo le proprie conoscenze ed abilità a disposizione della comunità professionale.
Articolo 14
L’infermiere riconosce che l’interazione fra professionisti e l'integrazione interprofessionale sono modalità fondamentali per far fronte ai bisogni dell’assistito.
L’infermiere riconosce che l’interazione fra professionisti e l'integrazione interprofessionale sono modalità fondamentali per far fronte ai bisogni dell’assistito.
Articolo 15
L’infermiere chiede formazione e/o supervisione per pratiche nuove o sulle quali non ha esperienza.
Articolo 16
L'infermiere si attiva per l'analisi dei dilemmi etici vissuti nell'operatività quotidiana e promuove il ricorso alla consulenza etica, anche al fine di contribuire all’approfondimento della riflessione bioetica.
Articolo 17
L’infermiere, nell'agire professionale è libero da condizionamenti derivanti da pressioni o interessi di assistiti, familiari,altri operatori, imprese, associazioni, organismi.
Articolo 18
L'infermiere, in situazioni di emergenza-urgenza, presta soccorso e si attiva per garantire l'assistenza necessaria. In caso di calamità si mette a disposizione dell'autorità competente.
Capo IV
Articolo 19
L'infermiere promuove stili di vita sani, la diffusione del valore della culturadella salute e della tutela ambientale, anche attraverso l’informazione e l'educazione. A tal fine attiva e sostiene la rete di rapporti tra servizi e operatori.
L'infermiere promuove stili di vita sani, la diffusione del valore della culturadella salute e della tutela ambientale, anche attraverso l’informazione e l'educazione. A tal fine attiva e sostiene la rete di rapporti tra servizi e operatori.
Articolo 20
L'infermiere ascolta, informa, coinvolge l’assistito e valuta con lui i bisogni assistenziali, anche al fine di esplicitare il livello di assistenza garantito e facilitarlo nell’esprimere le proprie scelte.
Articolo 21
L'infermiere, rispettando le indicazioni espresse dall'assistito, ne favorisce i rapporti con la comunità e le persone per lui significative, coinvolgendole nel piano di assistenza. Tiene conto della dimensione interculturale e dei bisogni assistenziali ad essa correlati.
Articolo 22
L’infermiere conosce il progetto diagnostico-terapeutico per le influenze che questo ha sul percorso assistenziale e sulla relazione con l’assistito.
Articolo 23
L’infermiere riconosce il valore dell’informazione integrata multiprofessionale e si adopera affinché l’assistito disponga di tutte le informazioni necessarie ai suoi bisogni di vita.
Articolo 24
L'infermiere aiuta e sostiene l’assistito nelle scelte, fornendo informazioni di natura assistenziale in relazione ai progetti diagnostico-terapeutici e adeguando la comunicazione alla sua capacità di comprendere.
Articolo 25
L’infermiere rispetta la consapevole ed esplicita volontà dell’assistito di non essere informato sul suo stato di salute, purché la mancata informazione non sia di pericolo per sé o per gli altri.
Articolo 26
L'infermiere assicura e tutela la riservatezza nel trattamento dei dati relativi all’assistito. Nella raccolta, nella gestione e nel passaggio di dati, si limita a ciò che è attinente all’assistenza.
Articolo 27
L'infermiere garantisce la continuità assistenziale anche contribuendo alla realizzazione di una rete di rapporti interprofessionali e di una efficace gestione degli strumenti informativi.
Articolo 28
L'infermiere rispetta il segreto professionale non solo per obbligo giuridico, ma per intima convinzione e come espressione concreta del rapporto di fiducia con l'assistito.
Articolo 29
L'infermiere concorre a promuovere le migliori condizioni di sicurezza dell'assistito e dei familiari e lo sviluppo della cultura dell’imparare dall’errore. Partecipa alle iniziative per la gestione del rischio clinico.
Articolo 30
L'infermiere si adopera affinché il ricorso alla contenzione sia evento straordinario, sostenuto da prescrizione medica o da documentate valutazioni assistenziali.
Articolo 31
L'infermiere si adopera affinché sia presa in considerazione l'opinione del minore rispetto alle scelte assistenziali, diagnostico-terapeutiche e sperimentali, tenuto conto dell'età e del suo grado di maturità.
Articolo 32
L'infermiere si impegna a promuovere la tutela degli assistiti che si trovano in condizioni che ne limitano lo sviluppo o l'espressione, quando la famiglia e il contesto non siano adeguati ai loro bisogni.
Articolo 33
L'infermiere che rilevi maltrattamenti o privazioni a carico dell’assistito mette in opera tutti i mezzi per proteggerlo, segnalando le circostanze, ove necessario, all'autorità competente.
Articolo 34
L'infermiere si attiva per prevenire e contrastare il dolore e alleviare la sofferenza. Si adopera affinché l’assistito riceva tutti i trattamenti necessari.
Articolo 35
L'infermiere presta assistenza qualunque sia la condizione clinica e fino al termine della vita all’assistito, riconoscendo l'importanza della palliazione e del conforto ambientale, fisico, psicologico, relazionale, spirituale.
Articolo 36
L'infermiere tutela la volontà dell’assistito di porre dei limiti agli interventi che non siano proporzionati alla sua condizione clinica e coerenti con la concezione da lui espressa della qualità di vita.
Articolo 37
L’infermiere, quando l’assistito non è in grado di manifestare la propria volontà, tiene conto di quanto da lui chiaramente espresso in precedenza e documentato.
Articolo 38
L'infermiere non attua e non partecipa a interventi finalizzati a provocare la morte, anche se la richiesta proviene dall'assistito.
Articolo 39
L'infermiere sostiene i familiari e le persone di riferimento dell’assistito, in particolare nella evoluzione terminale della malattia e nel momento della perdita e della elaborazione del lutto.
Articolo 40
L'infermiere favorisce l’informazione e l’educazione sulla donazione di sangue, tessuti ed organi quale atto di solidarietàe sostiene le persone coinvolte nel donare e nel ricevere.
Capo V
Articolo 41
L'infermiere collabora con i colleghi e gli altri operatori di cui riconosce e valorizza lo specifico apporto all'interno dell'équipe.
Articolo 42
L'infermiere tutela la dignità propria e dei colleghi, attraverso comportamenti ispirati al rispetto e alla solidarietà.
Articolo 43
L'infermiere segnala al proprio Collegio professionale ogni abuso o comportamento dei colleghi contrario alla deontologia.
Articolo 44
L'infermiere tutela il decoro personale ed il proprio nome. Salvaguarda il prestigio della professione ed esercita con onestà l’attività professionale.
Articolo 45
L’infermiere agisce con lealtà nei confronti dei colleghi e degli altri operatori.
Articolo 46
L’infermiere si ispira a trasparenza e veridicità nei messaggi pubblicitari, nel rispetto delle indicazioni del Collegio professionale.
Capo VI
Articolo 47
L'infermiere, ai diversi livelli di responsabilità, contribuisce ad orientare le politiche e lo sviluppo del sistema sanitario, al fine di garantire il rispetto dei diritti degli assistiti, l'utilizzo equo ed appropriato delle risorse e la valorizzazione del ruolo professionale.
Articolo 48
L'infermiere, ai diversi livelli di responsabilità, di fronte a carenze o disservizi provvede a darne comunicazione ai responsabili professionali della struttura in cui opera o a cui afferisce il proprio assistito.
Articolo 49
L’infermiere, nell’interesse primario degli assistiti, compensa le carenze e i disservizi che possono eccezionalmente verificarsi nella struttura in cui opera. Rifiuta la compensazione, documentandone le ragioni, quando sia abituale o ricorrente o comunque pregiudichi sistematicamente il suo mandato professionale.
Articolo 50
L'infermiere, a tutela della salute della persona, segnala al proprio Collegioprofessionale le situazioni che possono configurare l’esercizio abusivo della professione infermieristica.
Articolo 51
L'infermiere segnala al proprio Collegio professionale le situazioni in cui sussistono circostanze o persistono condizioni che limitano la qualità delle cure e dell’assistenza o il decoro dell'esercizio professionale.
L'infermiere segnala al proprio Collegio professionale le situazioni in cui sussistono circostanze o persistono condizioni che limitano la qualità delle cure e dell’assistenza o il decoro dell'esercizio professionale.
Disposizioni finali
Le norme deontologiche contenute nel presente Codice sono vincolanti; la loro inosservanza è sanzionata dal Collegio professionale.
I Collegi professionali si rendono garanti della qualificazione dei professionisti e della competenza da loro acquisita e sviluppata.
martedì 19 febbraio 2013
domenica 17 febbraio 2013
domenica 10 febbraio 2013
venerdì 8 febbraio 2013
mercoledì 6 febbraio 2013
La virtù è un fiore
Intrappolato nell’assurdo,
la sconfitta in cui non perdo,
mai vinto, eppure codardo...
l’ego detiene il mio sguardo…
poi, le virtù colte, disperdo,
se scopro che son io l’assurdo…
la sconfitta in cui non perdo,
mai vinto, eppure codardo...
l’ego detiene il mio sguardo…
poi, le virtù colte, disperdo,
se scopro che son io l’assurdo…
Intruder!
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Gerusalemme, Israele
domenica 3 febbraio 2013
Leggendo 2Corinzi...
Come posso riuscire a gioire della grazia ricevuta senza catalogare, etichettare , stigmatizzare chi non crede quello che credo io, come se fosse un condannato a morte, un perduto, un traviato? Se è vero che siamo tutti mancanti agli occhi di Dio, come posso definirmi diverso, santo, salvo, senza essere iniquo? Per pietà! che sia Dio a dirlo, che sia Lui a giudicare e Lui solo a saperlo! Perché sfruttare la grazia ricevuta per condannare chi graziato non è? Perché riempirci di superbia per un bene ricevuto senza merito, perché fariseo giudichi il pubblicano? Perché ci comportiamo come chi è rimasto indietro, nelle religioni? Perché non facciamo sbiadire le pagine delle nostre Bibbie con le lacrime amare, di pentimento? Perché invece di farci soffrire, il silenzio di Dio, ci fa comodo?
La Spada della Parola di Dio dovrebbe essere usata per spezzare le catene della menzogna e non per condannare e trafiggere i cuori, almeno quando viene brandita da noi. Chi ha giudicato, ha condannato, e prima deve aver accusato; due hanno sempre condannato, uno ne detiene l’autorità e il diritto di farlo e l’altro no, uno è Dio e l’altro è Satana… quando noi giudichiamo a chi somigliamo di più?
E allora può darsi che se io prendo tanto le parti dei trasgressori è perché io stesso mi sento trasgressore, e tale sono, ma un trasgressore libero e salvato. Quindi chi me lo fa fare di appesantire la coscienza con questioni che dopotutto non mi riguardano? Perché io non faccio agli altri quello che non voglio sia fatto a me. Né sopporto l’ingiustizia (intenzionale o meno) adempiuta strumentalizzando la Parola di Dio. Come può un cuore giusto usare la Grazia di Dio come garante per dimenticare di essere fallaci e bugiardi, perché tali siamo, come Dio stesso disse, usando poi il proprio stato di Grazia per elevarci al di sopra degli altri? Allo sguardo delle persone del mondo spesso non sfugge questa nostra macchia vomitevole. Possa il fuoco di Dio purificare ogni angolo, ogni antro, persino le ombre di tutta la nostra essenza.
La Spada della Parola di Dio dovrebbe essere usata per spezzare le catene della menzogna e non per condannare e trafiggere i cuori, almeno quando viene brandita da noi. Chi ha giudicato, ha condannato, e prima deve aver accusato; due hanno sempre condannato, uno ne detiene l’autorità e il diritto di farlo e l’altro no, uno è Dio e l’altro è Satana… quando noi giudichiamo a chi somigliamo di più?
E allora può darsi che se io prendo tanto le parti dei trasgressori è perché io stesso mi sento trasgressore, e tale sono, ma un trasgressore libero e salvato. Quindi chi me lo fa fare di appesantire la coscienza con questioni che dopotutto non mi riguardano? Perché io non faccio agli altri quello che non voglio sia fatto a me. Né sopporto l’ingiustizia (intenzionale o meno) adempiuta strumentalizzando la Parola di Dio. Come può un cuore giusto usare la Grazia di Dio come garante per dimenticare di essere fallaci e bugiardi, perché tali siamo, come Dio stesso disse, usando poi il proprio stato di Grazia per elevarci al di sopra degli altri? Allo sguardo delle persone del mondo spesso non sfugge questa nostra macchia vomitevole. Possa il fuoco di Dio purificare ogni angolo, ogni antro, persino le ombre di tutta la nostra essenza.
venerdì 1 febbraio 2013
Vivo
La vecchiaia si avvicina furtiva, sotto vento.
A me, che vivo fin troppo disattento.
Il suo miglior pregio è che non dá spavento,
perché il suo subentrare è dolce, è lento.
In costante avvicinamento, anche se io rallento...
I ricordi accalcati, fusi, sugl'occhi sono un manto.
Neanche a metà percorso eppure sembra non manchi tanto.
Io no, ma chi altro può definirsi santo?
Dubbi dell'uomo che vive poco, quanto un canto...
A me, che vivo fin troppo disattento.
Il suo miglior pregio è che non dá spavento,
perché il suo subentrare è dolce, è lento.
In costante avvicinamento, anche se io rallento...
I ricordi accalcati, fusi, sugl'occhi sono un manto.
Neanche a metà percorso eppure sembra non manchi tanto.
Io no, ma chi altro può definirsi santo?
Dubbi dell'uomo che vive poco, quanto un canto...
lunedì 21 gennaio 2013
Senza titolo
Quando le tue ossa si fondono tra loro come se fossero pezzi sparsi di metallo, fuso da quel magma che una volta era sangue. Quando senti di voler gridare, ma non lo fai; quando tutto di te, tranne la voce, urla contro il silenzio, qualcosa sta avvenendo.
Respira pacato e tranquillo, al tuo fianco e alle tue spalle, il silenzio, sorvegliante attento che non conosce il dormiveglia, perchè non ha occhi. Il suo compito è vigilare che non scappi, eppure nessuna catena ti ha mai sfiorato. Come mai questo? Perchè non anelando la libertà diveniamo prigionieri per nostra scelta, rendendo così qualsiasi contenzione futile.
Sono rari i momenti in cui la coscienza schiude di poco la porta al dubbio, goffo e rumoroso attributo che inciampa nei dati di fatto, nella realtà che la nostra prigionia rappresenta. E quando il dubbio subentra, quando ti fa fare domande, forse troppo banali, che però risposte banali non trovano, interviene lui, il silenzio.
Codesto è assertivo e autoritario; ai tuoi quesiti risponde lui con la sua presenza. E se non gridi con la voce piuttosto che col cuore o con la mente lui starà lì, inesorabile, a far sì che tu non sia libero...
Respira pacato e tranquillo, al tuo fianco e alle tue spalle, il silenzio, sorvegliante attento che non conosce il dormiveglia, perchè non ha occhi. Il suo compito è vigilare che non scappi, eppure nessuna catena ti ha mai sfiorato. Come mai questo? Perchè non anelando la libertà diveniamo prigionieri per nostra scelta, rendendo così qualsiasi contenzione futile.
Sono rari i momenti in cui la coscienza schiude di poco la porta al dubbio, goffo e rumoroso attributo che inciampa nei dati di fatto, nella realtà che la nostra prigionia rappresenta. E quando il dubbio subentra, quando ti fa fare domande, forse troppo banali, che però risposte banali non trovano, interviene lui, il silenzio.
Codesto è assertivo e autoritario; ai tuoi quesiti risponde lui con la sua presenza. E se non gridi con la voce piuttosto che col cuore o con la mente lui starà lì, inesorabile, a far sì che tu non sia libero...
sabato 19 gennaio 2013
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