Non ho mani adeguate per battere sul vetro della notte fonda
la mia vista superficiale ci si specchia, noncurante ci sprofonda
Le tenebre ci spaventano, perché? Forse nessuno si è mai soffermato sul fatto che l’unica via conosciuta dalla luce per accedere alla nostra persona siano gli occhi? Pericolanti ponticelli colleganti noi… al blu, al verde, al rosso, al bianco, al nero, al nero e al nero.
A parte loro, tutto il nostro essere organico è avvolto dalle tenebre, solo la nostra ingannevole ed esterna apparenza viene irradiata, sicché il tranello del sembrare venga riflesso e proiettato a sua volta in altri occhi passivi, babbei.
Presuntuosamente quando pensiamo al sangue, al cuore, all’encefalo, li immaginiamo come se visti in una foto, in un disegno, in un video che, essendo visibili, implica l’essere imprescindibilmente illuminati; ma nessuno giunge alla constatazione che tutto invece vive - oh, meravigliosamente VIVE! - nelle tenebre, nel buio!
Tutte le alchimie che ci mantengono in equilibrio sul filo della vita avvengono in mancanza di luce.
La cedevole facciata del nostro IO razionale nasconde, protegge e contiene le tenebre del nostro inconscio irrazionale, che costituisce la quasi totalità della nostra mente; l’apparenza, l’aspetto esteriore del nostro IO organico nasconde, protegge e contiene le tenebre della nostra omeostasi interna, che costituisce la quasi totalità del nostro corpo, il nostro organismo. Abbiamo due ‘’apparati’’, in linea di massima uguali nella struttura ma con materie prime costitutive differenti, a mio parere embricati l’uno sull’altro.
Si può arrivare a supporre quindi che c’è nel nostro essere olistico una netta predominanza di tenebre.
Capite ora perché l’uomo teme le tenebre a lui esterne? Perché le tenebre della notte fungono da specchio trascendentale all’uomo stesso, in tutta la sua essenza. Nel buio vede e/o non-vede sé stesso. Teme l’ignoto quindi, per quanto possibile, lo evita; l’uomo dopotutto è ignoto a sé stesso, per questo evita tutto ciò che gli riguarda ma che non conosce, che non comprende, che per lui è ‘’oscuro’’.
Sì, l'uomo teme quel che più di tutto può rappresentarlo in natura, è probabile che allora le sue paure siano fondate.