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sabato 26 ottobre 2013

Vivendum

Se vivere significa combattere, io vivrò... vivrò fino alla morte!

mercoledì 16 ottobre 2013

giovedì 3 ottobre 2013

Il concetto di salute e malattia - Franco Basaglia


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Un individuo è dunque normale finché accetta le norme che vengono definite come le regole della ''convivenza civile'' e che, in realtà, corrispondono alle regole che stabiliscono la distanza fra chi ha il potere di determinare la legge e chi ha il dovere di subirla. La classe che ha il potere si identifica in queste regole perché sono connaturate con le sue esigenze, con i valori della sua vita e, implicitamente, esse servono a garantirli di fronte alla classe che ne paga e che quindi potrebbe invalidarli.
Anormale è quindi chi - in qualche modo non contemplato - mette in discussione queste regole, trasgredendole perché non rispondono ai suoi bisogni. Le condotte anomale sono dunque inizialmente una trasgressione codificata e codificabile di regole che vengono imposte come universali, cioè come rispondenti agli interessi e ai bisogni di tutti, mentre rispondono alle esigenze e agli interessi della classe che li stabilisce. La trasgressione è dunque un fenomeno relativo a dei valori imposti come assoluti, all'interno dei quali le ''risposte'' alla trasgressione non possono che essere assolute: punizione, pena, colpa, asocialità, confermate e assolutizzate nelle diverse branche della scienza che se le assumono in carico come puro oggetto di loro competenza, separando il fenomeno ''trasgressione'' dal contesto sociale in cui si manifesta e di cui la trasgressione stessa è parte integrante e significativa.
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Tale processo ha dato origine a una serie di corpi culturali che codificano e determinano i comportamenti, passano sotto silenzio i bisogni primari, ne creano di artificiali, insegnano agli uomini il significato della loro nascita, cosa sono, quali devono essere la loro vita e i loro ruoli, quale il rapporto da instaurare fra di loro, quale deve essere e quale forma deve assumere la loro morte. Se le religioni hanno avuto la funzione di manipolazione e di controllo attraverso la distinzione fra bene e male, premio e castigo, colpa e punizione, le scienze umane pare si siano specializzate nella focalizzazione del normale rispetto al patologico, del comportamento corretto rispetto a quello deviante, il tutto non più in rapporto ad un valore assoluto che - se pur a livelli diversi - accomunava tutti di fronte alla responsabilità dei loro peccati, ma in rapporto all'interesse del committente.
Queste discipline, anche se nate in nome dell'uomo e della sua liberazione, hanno avuto, cioè, la funzione di codificare i comportamenti normali, di definire i limiti di norma, di controllarne - attraverso terapia e reclusione - le deviazioni, non sulla base dei bisogni dell'uomo (cioè dei bisogni di tutti gli uomini), ma come risposta alle esigenze della legge economica, rappresentata dal gruppo dominante che deve contare sul controllo dei più per garantire il proprio gioco e il proprio potere. ...''


Scritti 1968-1980; Il concetto di salute e malattia; Franco Basaglia

mercoledì 2 ottobre 2013

La scienza e la criminalizzazione del bisogno - Franco Basaglia

''In questi ultimi anni va delineandosi sempre più chiara la compresenza  di due tipi di guerra: la guerra imperialista e i movimenti antimperialisti presenti un po' ovunque nel mondo; e la guerra quotidiana, perpetua, per la quale non sono previsti armistizi: la guerra di pace, con i suoi strumenti di tortura e i suoi crimini, che ci va abituando ad accettare il disordine, la violenza, la crudeltà della guerra come norma della vita di pace.
Ospedali, carceri, manicomi, fabbriche, scuole sono i luoghi in cui si attuano e si perpetuano questi crimini in nome dell'ordine e della difesa dell'uomo. Ma l'uomo che si vuole difendere non è l'uomo reale: è ciò che l'uomo deve essere dopo la cura, l'indottrinamento, la distruzione, l'appiattimento delle sue potenzialità, il recupero. È l'uomo scisso, separato, diviso su cui ha buon gioco questo tipo di manipolazione per il suo totale adattamento a questo ordine sociale che vive sulla criminalizzazione e sul crimine.
Ospedali e farmaci uccidono più di quanto non riescano a curare (una statistica americana ha riconosciuto che l'80% della medicina serve a curare malattie generate dalla medicina stessa). Le carceri producono più delinquenti di quanti ne entrino. I manicomi fabbricano i malati su misura: cioè costruendo passività, apatia e annientamento personale necessari al controllo e alla conduzione dell'organizzazione ospedaliera. Nelle fabbriche si sfruttano gli operai, costringendoli a condizioni di lavoro nocive e distruttrici dove le ''morti bianche'' sono preventivate come un male necessario al progresso dell'uomo. Le scuole continuano a non insegnare e a non svolgere il loro ruolo educativo, eliminando chi non ha ''imparato'' e non è stato ''educato''.
...
Mari e fiumi sono inquinati e inaccessibili, perché portano nelle loro acque la morte chimica che le industrie producono, e solo davanti a questa morte generale si progettano spese di miliardi per depuratori e impianti di filtraggio che potevano essere costruiti per prevenirla e non correre ai ripari dopo i funerali.
Tutto questo in nome del bene della comunità, in nome del progresso che darà all'uomo il benessere e la felicità. Ma quale uomo?
In ogni momento di crisi riaffiorano i concetti astratti di ''uomo'' e di ''umano''. È in nome di questo uomo astratto che esiste il progresso delle scienze, il progresso della civiltà. È in risposta ai bisogni di un uomo che non esiste, che questo progresso può continuare a svilupparsi come progresso della tecnologia, dell'industria, del grande capitale che dell'uomo e della sua vita non sa che farsene, se non sfruttarlo e ridurlo alla sua logica il meno scopertamente possibile. E allora è umano il progresso, se l'industria e il capitale sono in fase di espansione; così come sono umani il regresso, l'austerità, il regime di economia che riportano l'uomo a vecchi valori perduti, nei momenti di crisi dell'industria e del capitale. Secondo le circostanze favorevoli o sfavorevoli, è la logica economica a stabilire ciò che è umano e ciò che non lo è, ciò che è sano e ciò che è malato, ciò che è bello e ciò che è brutto, ciò che è corretto e ciò che è riprovevole.
Sono discorsi di un'ovvietà tale che ci fa vergogna a farli.''
Scritti 1968-1980; Crimini di pace; Franco Basaglia